Numerose furono le premesse che resero possibile l’invenzione del Cinematografo. Considerando che il Cinématographe Lumiére era essenzialmente una macchina, capace, non solo di consentire la ripresa, bensì anche di effettuare la proiezione del positivo (!), possiamo considerare le lanterne magiche descritte in vari trattati scientifici seicenteschi (le quali proiettavano immagini dipinte su piccole lastre di vetro), come primo precedente dello spettacolo cinematografico. Quelle immagini però erano del tutto statiche, ognuna stava a se ed era staccata dalle altre, analogamente ai riquadri di un affresco giottesco.
Da queste primitive proiezioni, che via via vennero perfezionate e si diffusero in tutta Europa, nacque l’idea di sperimentare l’illusione del movimento, sfruttando un fenomeno noto si dall’antichità: la persistenza delle immagini sulla retina.
1799: FANTASCOPIO (Fantasmagorie)
Brevettato dall’inventore belga Etienne-Gaspard Robert (Robertson), era una lanterna magica multipla fornita di meccanismi particolari che consentivano di allontanare o avvicinare allo schermo le diverse proiezioni, accompagnate da suoni e rumori che insieme alle immagini costituivano le cosiddette fantasmagorie.

1825: TAUMATROPIO
Mark Roget, fisico del Royal College of Physicians di Londra, intendeva dimostrare gli effetti della persistenza delle immagini che si formano sulla retina, basandosi sugli studi dell’astronomo John Herschel e del geologo William Henry Fitton.
George Sadoul nella sua Storia del Cinema mondiale (Feltrinelli, 1972) gli attribuisce l’invenzione del taumatropio.
1833: FENACHISTOSCOPIO
Invenzione del fisico belga Joseph-Antoine Plateau, è il primo apparecchio in grado di rappresentare dinamicamente un’azione mediante una serie di 16 disegni, ognuno raffigurante una fase d’un movimento, disposti in circolo. Facendo ruotare davanti ad uno specchio la ruota e guardando attraverso le feritoie presenti sulla superficie, si ha l’impressione del movimento.
1834: ZOOTROPIO
Una serie di disegni riprodotta su una striscia di carta, è posta all’interno di un cilindro dotato di feritoie a intervalli regolari, una per ogni immagine, atte a visionare le immagini stesse. La rapida successione di immagini conferisce l’illusione di movimento.
Lo zootropio permette la visione collettiva delle stesse immagini in movimento, tuttavia le immagini visualizzate attraverso le feritoie, appaiono deformate, più sottili rispetto alla realtà.
1877: PRASSINOSCOPIO
Il prassinoscopio (praxinoscope, in francese) è un dispositivo ottico che permette la proiezione di disegni animati. Si trattava di una evoluzione dello zootropio. Viene inventato in Francia nel 1876 da Charles-Émile Reynaud che lo registrò un anno più tardi, il 21 dicembre 1877. Il francese può a buon diritto essere considerato come l’inventore dei moderni disegni animati, avendo compreso e applicato per primo le tecniche per scomporre i movimenti dei personaggi in varie fasi mediante la sovrapposizione di pellicole trasparenti, scorporando lo sfondo e inventando trucchi.
1892: TEATRO OTTICO
In seguito le ricerche condussero Reynaud alla costruzione di un “teatro ottico” in cui impiegava pellicole perforate anche di notevole lunghezza e dal 1892 in poi, per almeno dieci anni, diede regolari proiezioni pubbliche delle sue storie animate presso il Museo Grévin di Parigi, ognuna delle quali poteva avere la durata di dieci o quindici minuti

1837/1895: IL PRECINEMA E LA FOTOGRAFIA
La parentela tra fotografia e “cinematografo” è un dato di fatto (anche se spesso viene sopravvalutata e sovradimensionata quella col Cinema). Sappiamo bene come le macchine di Edison-Dickson e quella più nota del fratelli Lumiére come pure tutte le altre nate nell’ultimo decennio dell’Ottocento (compresa una versione italiana dovuta a Filoteo Alberini), erano basate sulle scoperte che nel corso del XIX Secolo avevano riguardato i fenomeni legati alla visione fisiologica e alla possibilità di replicare meccanicamente la sensazione del movimento così come viene percepito dai nostri occhi. Sin dalla metà del secolo, quando la tecnica fotografica aveva convinto definitivamente circa le proprie potenzialità, scienziati, fotografi e inventori si erano interessati della possibilità di sostituire i disegni con immagini fotografiche.
Questi tentativi erano condizionati dalla scarsa sensibilità dei supporti fotografici. Se a Niepce erano necessarie molte ore per esporre le proprie lastre al bitume di giudea (1823) e al suo futuro socio Daguerre bastava poco più di mezz’ora per i suoi dagherrotipi (1837), ancora verso la metà del secolo le lastre al collodio potevano richiedere una posa di un solo minuto. Ancora troppo. Per poter coronare col successo la fotografia del movimento era necessario scendere alle frazioni di secondo!
Se vanno doverosamente citati i pionieri della fotografia, il cinema deve la sua nascita alla fine del XIX Secolo, alla messa a punto, da un lato di un supporto trasparente e flessibile prodotto col nitrato di cellulosa, una materia plastica di origine naturale nota anche come “celluloide”; dall’altra di un nuovo procedimento per la produzione di emulsioni fotosensibili a base di sali d’argento, basate sull’impiego della gelatina del tipo di quella d’uso alimentare, che garantiva una perfetta resa in termini di sensitometria, stabilità e relativa semplicità produttiva.
Del resto, il livello della ricerca scientifica e delle capacità tecnologiche raggiunte intorno alla metà dell’Ottocento, non ponevano particolari ostacoli nell’ambito della meccanica di precisione, della fisica ottica e nella produzioni di lenti d’ogni genere, per progettare e costruire dispositivi e sistemi ottici adatti tanto alla fotografia che alla nascente arte cinematografica
1987: DAGUERRE
Luise-Jaques Mandé Daguerre è noto per essere stato uno dei pionieri della fotografia, intrecciando la sua vicenda con quella Joseph-Nicéphore Niepce. La sua invenzione brevettata nel 1837 prese il nome di Daguerrotipo. Egli era originariamente uno scenografo e impresario di un Diorama, una forma di spettacolo basato sulla proiezione di immagini a 360°, anch’essa da considerare come parte della storia del pre-cinema.
1871: PROCEDIMENTO ALLA GELATINA/BROMURO D’ARGENTO
Nel Settembre del 1871 il “British Journal of Photography” pubblica una lettera in cui Richard Leach Maddox, un medico e fotografo dilettante, descrive il suo metodo per preparare lastre fotografiche secche alla gelatina-bromuro d’argento, sostituendo il complesso e scomodo procedimento a base di collodio. Le lastre secche alla gelatina bromuro d’argento facevano registrare tempi di esposizione nell’ordine dei pochi secondi.
Al principio dell’ultimo decennio dell’Ottocento le emulsioni dette “ultrarapide” consentivano tempi di posa, in pieno sole, di 1/25”, tanto da consentire la ripresa di soggetti animati sebbene non ancora propriamente la ripresa di istantanee.
1878: E. MUYBRIDGE
Eadweard Muybridge, dopo una serie di tentativi, nel 1878 riuscì a documentare i movimenti del cavallo in corsa utilizzando una batteria di 24 apparecchi fotografici i cui otturatori vennero azionati direttamente dalle zampe dell’animale lanciato al galoppo, mediante un sistema di cordicelle tese sulla pista. Ciò fu possibile grazie alla generosità di un facoltoso imprenditore californiano, Leland Stanfford, che finanziò la ricerca le cui finalità erano principalmente scientifiche, sebbene gli 11 volumi Animal Locomotion pubblicato dall’Unversità della Pennsylvania nel 1887, documentino anche un notevole valore artistico. Al suo ritorno in Europa Muybridge diede una serie di dimostrazioni pubbliche proiettando le lastre delle sue ricerche, riscuotendo un notevole interesse.


1882: E.J. MAREY
Etienne-Jules Marey, forte della propria formazione scientifica (era medico), si mise alla ricerca di sistemi più semplici per catturare il movimento, rispetto al complesso e costoso sistema impiegato dal fotografo inglese in America. Alcuni anni prima dei lavori di Muybridge, l’astronomo francese Pierre-Jules-César Janssen aveva progettato un revolver fotografico che fornì a Marey l’idea per il suo fucile fotografico, in grado di scattare 12 fotogrammi al secondo, tuttavia insufficienti per gli scopi che egli si era proposto.
Marey fece costruire una speciale fotocamera detta cronofotografo, che prevedeva al principio l’uso di una lastra fissa e in seguito adottò i rotoli di pellicola di produzione americana della Eastman-Kodak (1882). Con un procedimento certamente complesso, ma molto più agevole di quello utilizzato da Muybridge, registrava le immagini dei movimenti prodotti dai suoi soggetti, realizzando quelle che egli definiva cronofotografie.
In seguito il medico-inventore progettò una particolare macchina per proiettare le sue cronofotografie, che, in un certo senso, anticipava il Cinematographe dei Lumiére. Ma in definitiva i suoi lavori si interessavano della scomposizione del movimento e non della sua ricomposizione come nelle successive applicazioni cinematografiche.
1888/1891: T.A. EDISON
Edison fu il primo a realizzare (o meglio, come vedremo, a ideare e a sponsorizzarne la realizzazione) un apparecchio per la ripresa delle immagini in movimento, impressionando su di una striscia di pellicola un numero sufficiente di immagini che una volta proiettate con la stessa cadenza dessero l’illusione del movimento naturale. Questa macchina venne brevettata negli USA col nome di kinetografo. Questo apparecchio provvedeva alla ripresa in negativo su pellicola perforata. Per i positivi era necessario un ulteriore congegno che consentisse di visionarli. E questo era possibile ad un solo spettatore per volta. La macchina era chiamata kinetoscopio. La visione individuale limitava pesantemente gli sviluppi futuri del progetto americano, confinandolo nell’ambito delle attrazioni e delle curiosità più o meno scientifiche, anche se l’invenzione ebbe un notevole successo negli USA, e si dimostrò piuttosto redditizio anche in Europa quando apparvero i primi esemplari nel 1894.
1888/1891: W.K.L. DICKSON
Edison ebbe l’idea per la creazione di una macchina fotografica in grado registrare in continuo il movimento dei soggetti, basandosi sulle conoscenze acquisite dagli sperimentatori che si erano esercitati in quasi mezzo secolo partendo da disegni, più che sulle esperienze di Muybridge, Marey ed altri che erano partiti dalla fotografia. Il suo progetto venne perfezionato e portato a compimento da William Kennedy Laurie Dickson su incarico dello stesso Edison. Dickson, fotografo di origini britanniche alle dipendenze di Edison, realizzò col suo kinetrografo, una serie di piccoli film di carattere elementare (come ad esempio il celebre Bacio) che venivano visionati individualmente grazie al kinetoscopio.
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