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LA FORMA LIBRO
una sintesi

  1. 1450: Johan Gutemberg inventa la Stampa a caratteri mobili.
    Durante il Rinascimento si affermano nuovi caratteri, derivati dalle scritture romane antiche (lapidaria e onciale).
  2. Alla fine del secolo XVIII (1796) Aloys Senefelder mette a punto la tecnica “litografica”, che stampa in piano: grafismi e contrografismi sono sullo stesso piano. Dalla litografia vengono sviluppate nel corso del XIX secolo la litografia a colori, la cromolitografia, e nel XX la stampa offset.
  3. Dalla metà del XX secolo, dal carattere in lega metallica si passa alla “fotocomposizione” con apparecchiature elettroniche dedicate.
    L’editoria elettronica si evolve ulteriormente negli anni Ottanta con l’avvento dei personal computer, nel DTP (desktop-pubblishing). X-Press, InDesign ecc, sono detti applicativi di DTP. 
  4. l formato grezzo o intonso è quello del foglio di stampa prodotto dalla cartiera.
    Il formato standard è l’UNI-ISO 216, a partire da A0, un rettangolo dove il rapporto tra i lati è: b = √2 * a.
    Il formato finito, si riferisce alle dimensioni dello stampato alla fine del confezionamento.
    Il formato grezzo A0 è 841×1189 mm;
    il formato A1 sarà quindi: 841 x 1189 : 2 = 594 e così via…
  5. L’imposizione consiste nel montaggio delle pagine secondo una precisa disposizione nel foglio di stampa, sulla bianca e sulla volta (le due facce del foglio). Una serie di pagine affiancate con un preciso criterio di successione su di un foglio, costituisce una segnatura. Una segnatura consiste in un numero di pagine variabile (4-8-16-32-64). Un libro è composto da un determinato numero di segnature, ognuna delle quali contiene un certo numero di pagine in relazione alle pieghe del foglio di stampa. Ad es.: piegando il foglio come nell’illustrazione (prima una volta sul lato maggiore, poi due volte quello minore) si ottiene una segnatura in sedicesimo (16°).
  6. Una volta scelto il formato dello stampato, si stabiliscono i margini, cioè la distanza della gabbia dai bordi della pagina. I margini possono essere simmetrici o asimmetrici. Una buona scelta consiste nell’utilizzare una struttura modulare, basata su precisi rapporti geometrici, sia per la determinazione dei margini in relazione alle dimensioni della pagina, sia per la organizzazione della gabbia tipografica (detta anche gabbia di layout) , cioè del campo destinato agli elementi tipografici testuali e agli elementi visuali e “grafici” facenti parte del progetto.
    La griglia di base (o reticolo strutturale della gabbia), consiste in una serie di linee orizzontali e verticali che suddividono il campo. Sulla griglia di base si disporranno ordinatamente gli elementi strutturali dell’impaginazione.
  7. La progettazione deve prevedere, oltre il margine vivo del foglio e la dimensione del formato finito, un ulteriore margine, detto talvolta “margine al vivo”, Si tratta di una cosiddetta abbondanza, cioè, un margine di sicurezza di 3-5 mm sul quale estendere gli elemento grafici posti lungo i margini, affinché dopo il taglio non compaiano bianchi imprevisti. Le scelte tipografiche comprendono: il set di caratteri da utilizzare per le varie parti testuali; il corpo di ogni elemento di testo; la giustezza delle righe di testo; lo stile dei paragrafi (allineamento).

  8. L’ampiezza delle righe di testo, detta giustezza, è espressa in righe tipografiche. Una riga tipografica o Pica (detta misura grande in tipometria) equivale a 12 punti Didot (Pica francese, detto anche Cicero). Attualmente gli applicativi DTP adottano il Pica anglosassone (1/6” = 4,217 mm) basato sul punto pica (pari a 0,351mm = 1/72”), lievemente più piccolo del punto didot (0,376 mm). La pagina con una sola colonna di testo ampia quanto la gabbia stessa, è detta a giustezza intera.

  9. L’organizzazione della gabbia su due o più colonne consente di disporre ordinatamente testo e immagini. Esse possono essere di uguale giustezza o diseguali. I periodici usano spesso una disposizione a tre colonne, delle quali due della stessa giustezza ed una più stretta per note, didascalie o illustrazioni. Tre colonne di uguale giustezza sono preferite per i libri illustrati.

  10. Il timone è lo schema della sequenza di pagine, con l’indicazione del loro contenuto testuale e visuale, secondo i layouts di ciascuna, nel numero e nell’ordine in cui saranno stampate.
    Un libro è essenzialmente una sequenza di pagine contenenti testo. Lo scopo è quello di rendere di facile lettura i contenuti testuali. La scelta dei caratteri è fondamentale per ottimizzare la leggibilità del testo.

  11. I caratteri con le grazie (serif) agevolano la leggibilità. I caratteri senza grazie, sans serif, lineari o bastoni sono spesso utilizzati per i titoli e per testi brevi. Uno dei caratteri serif maggiormente utilizzato nell’editoria italiana è il Minion (font: Minion pro).
    Altri caratteri serif adatti per testo in paragrafi: Garamond, Didot, Bodoni, Clarendon, Baskerville, Big Caslon, Palatino, Times, Sabon, Bembo.
    Caratteri sans serif: Futura, Universal, Gill sans, Helvetica, Myriad pro, Optima, Kabel, Frutiger.

  12. La cartella editoriale: rappresenta l’unità di misura per indicare quantità di testo standardizzate, tale da rendere agevole il calcolo del numero di pagine di una pubblicazione.
    Consiste di circa 1800 battute (60 per 30 righe) compreso la punteggiatura e gli spazi tra le parole.

  13. ESEMPI DI STILE 
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    (grassetto corsivo, allineato a blocchetto o giustificato)

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  14. La maggiore o minore leggibilità di un testo è determinata da molti fattori.

  15. I bianchi periferici. Sono i margini esterni alla gabbia. Lo spazio tra gli elementi compositivi e il margine vivo della pagina.
  16. La scelta del carattere di stampa;
  17. La giustezza della colonna;
  18. Il corpo del carattere;
  19. La spaziaturatra tra le lettere (crenatura o kerning), tra le parole (tracking) e tra le righe (interlineatura se aumentata, sterlinatura se diminuita rispetto allo standard). L’interlinea è in proporzione al corpo del carattere. Per un corpo 10 equivale ad un Pica (12p);
  20. Il colore. Le variabili di colore si riferiscono allo spessore del tratti e sono: chiarissimo (extra light); chiaro (light); neretto (semibold); nero (bold); nerissimo (ultra bold);
  21. La scelta del supporto di stampa. La carta gioca un ruolo importante: superficie, opacità e colore sono le tre caratteristiche salienti. Circa la superficie sono da ricordare le tre tipologie principali: liscia, calandrata, patinata. Ognuna ha il suo impiego specifico.
    La tecnica di stampa è il principale fattore di scelta della carta e della sua superficie. Le tecniche più impiegate nella stampa dei libri sono la tipografia (rilievografia diretta) e l’offset (procedimento planografico indiretto).
  22. Dopo la stampa, la confezione è un processo che prevede varie fasi: il rifilo elimina la carta eccedente il formato finito; la spartitura, separa le singole segnature eventualmente presenti sullo stesso foglio di stampa e il il taglio; la piegatura delle segnature e la raccolta, che mette insieme le singole parti in sequenza; la legatura, che infine unisce le pagine formando il volume.
    La legatura più resistente è ottenuta per cucitura delle segnature col filo di refe e successivo incollaggio al dorso. Il metodo della fresatura è più economico. Le segnature vengono rifilate sul lato di piega e incollate direttamente al dorso della copertina.
    La forma libro (scarica il pdf)

© Vince_Gargiulo__2012

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