fotografia&cinema

La relazione tra cinema e fotografia appare evidente a tutti. Ma questa evidenza risulta da un approccio superficiale. Infatti, se le relazioni sono persino ovvie, le differenze sono profonde e richiedono qualche considerazione, prima di avventuraci in un discorso che dal piano più tecnico, finirà per attraversare il territorio della comunicazione visiva.


Il cinema non è una costola della fotografia, così come la televisione non lo è del cinema e YouTube della televisione. Si tratta di mezzi di comunicazione diversi, che evidentemente condividono alcuni aspetti – come è stato per la pittura a fresco e quella a tempera su tavola o a olio su tela – ma che differiscono per i processi di produzione e soprattutto per la loro diversa destinazione d’uso, per il modo di essere “fruite” delle opere e, a loro modo, consumate.
La fotografia è tante cose diverse. Qualunque sia l’idea che ne possiamo avere – in ragione dell’uso che ne facciamo e/o delle modalità di fruizione che ne abbiamo- quando pensiamo alla fotografia solitamente abbiamo a che fare con immagini  che rappresentano qualcosa che è “stato”, per un istante più o meno breve, colpito dalla luce e, “ripreso” così come si presentava o, piuttosto, come il congegno ottico è stato in grado di riprenderlo. Senza considerare l’incommensurabile quantità di variabili possibili, quello che osserviamo quando abbiamo davanti una fotografia è essenzialmente questo.
Nel cinema, la fotografia è certamente l’aspetto fondamentale, dal momento che esso è un’arte visiva e multimediale (che nelle forme più recenti ha aggiunto anche l’illusione ottica del 3D per “immergere” quasi fisicamente lo spettatote nello spettacolo).
Ma la fotografia del cinema non è diversa dalla fotografia di cui si è detto solo perché c’è il movimento. Proprio perché c’è il movimento e quello che vediamo è un flusso di immagini che – con le dovute eccezioni di fermi immagine o di riprese di scenari immobili – non riusciamo ad isolare, la fotografia nel cinema ha caratteristiche proprie e va considerata nella dinamica dell’azione che descrivono.


Escludendo le applicazioni più generiche e gli approcci più estemporanei, la fotografia include – e spesse volte si basa – sulla progettazione dell’illuminazione, ovvero sulla scelta e la disposizione più idonea degli strumenti di illuminazione artificiale o sulla scelta e il controllo dell’illuminazione naturale, o, ancora, su un ponderato mix di illuminazione naturale ed artificiale.

Questo significa che la fotografia professionale non è essenzialmente una questione tra il soggetto e l’inquadratura, ma un ménage à trois tra i primi due e la luce, dove però quest’ultimo elemento è di fatto il più importante per l’efficacia visiva dell’immagine.

Nella fotografia cinematografica la luce è altrettanto determinante, ma richiede un maggior impegno perché il punto di vista è mobile e quando la MDP si sposta nello spazio, la luce deve mantenersi coerente in tutto il tragitto.

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