- L’obiettivo è un sistema ottico studiato per far convergere i raggi luminosi riflessi dal soggetto, proiettandone l’immagine nitida su di un piano.
- Il punto dal quale i raggi luminosi si incrociano è detto punto nodale;
- il piano dove i raggi luminosi proiettano l’immagine nitida è detto piano focale.
- La distanza tra il punto nodale (oppure tra il centro di una singola lente) e il piano focale – quando il soggetto è posto all’∞ – è detta lunghezza focale.
- Lunghezza focale, luminosità e cerchio d’immagine o copertura sono tre aspetti caratterizzanti un obiettivo.
- La lunghezza focale consiste essenzialmente nel suo angolo di campo, posto in relazione al cerchio d’immagine ( o di copertura) da esso proiettato;
- esso è detto anche cerchio di copertura perché deve soddisfare al requisito di coprire ampiamente il formato del fotogramma producendo un’immagine nitida e con la minor quantità e il minor livello di difetti possibile;
- altra proprietà della lunghezza focale è il rapporto di riproduzione che essa conferisce all’obiettivo:
- la lunghezza focale determina un preciso rapporto di riproduzione, che consiste nella capacità di riprodurre il soggetto in una determinata scala rispetto alle sue dimensioni reali.
- la lunghezza focale determina un preciso rapporto di riproduzione, che consiste nella capacità di riprodurre il soggetto in una determinata scala rispetto alle sue dimensioni reali.
- La lunghezza focale permette di classificare gli obiettivi in:
- obiettivi normali (o standard): quando la lunghezza focale è pari a circa la misura della diagonale del formato (ad esempio: 24×26, diagonale = 43 mm, obiettivo normale = 45-55 mm);
- obiettivi grandangolari (wide): quando essa è significativamente minore di quella misura (ad esempio: 35 mm; 28 mm; 21 mm, ecc.);
- teleobiettivi (tele): quando essa e maggiore (ad esempio: 70 mm; 85 mm; 135 mm; 200 mm; 300 mm, ecc.).
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Gli obiettivi tele a parità di lunghezza focale si distinguono da quelli detti lungo-fuoco, per la particolare costruzione ottica. Essi infatti sono calcolati per un particolare formato. Viceversa, i lungo-fuoco, sono generalmente obiettivi con schema ottico standard (normali) per apparecchi di grande formato.
Ad esempio, un obiettivo standard per apparecchi di grande formato 4 x 5″ (4 x 5 inch = pollici = 10 x 12 cm c.) può andare dai 135 ai 180 mm. Tale obiettivo potrebbe funzionare da lungo-fuoco sul formato 6 x 7 cm, risultando esattamente equivalente ad una focale tele per quel formato.
Un obiettivo di costruzione tele da 180 mm calcolato per il formato 6 x 7 cm, viceversa, proietterebbe un cerchio d’immagine del tutto insufficiente per il 4 x 5″.
- Data la relazione al punto C.i., sono obiettivi normali tutti quegli obiettivi che soddisfano il requisito:
- ad esempio un 80 mm sul formato 6 x 6 cm (la cui diagonale è proprio 80mm), o un 28 mm su APS-C (formato 16 x 24 mm c.).
- La lunghezza focale determina anche la resa prospettica dell’immagine, così che le corte lunghezze focali accentuano l’effetto prospettico e quelle lunghe lo riducono, schiacciando i piani dell’inquadratura.
- La lunghezza focale, infine, influenza la profondità di campo, così che essa è inversamente proporzionale al suo valore: minore è la l.f. maggiore sarà la p.d.c.
- In pratica, per ottenere riprese con il soggetto a fuoco e lo sfondo vistosamente sfuocato, è necessario adoperare obiettivi tele (o lungo-fuoco), quindi, ciò comporta che maggiore è il formato dell’apparecchio, più agevole sarà ottenere questo risultato.
Fotografie scattate con un obiettivo di focale 200 mm a f./2,8, con messa a fuoco su un piano fisso (circa alla distanza dell’arbusto a destra). E’ interessante notare come le figure che avanzano giungano progressivamente sul piano di messa a fuoco, per poi allontanarsene.
- ad esempio un 80 mm sul formato 6 x 6 cm (la cui diagonale è proprio 80mm), o un 28 mm su APS-C (formato 16 x 24 mm c.).
- La luminosità di un obiettivo consiste nella sua capacità di raccogliere più o meno luce alla massima apertura del diaframma; un obiettivo si definisce luminoso quando ha la tale caratteristica più accentuata di focali analoghe e, solitamente, ha una resa ottica ottimizzata per riprese a tutta apertura;
- quindi, un ottica più luminosa consente di fotografare in condizioni di luce scarsa e di estendere la gamma delle combinazioni tempo/diaframma;
- per solito si prediligono obiettivi normali e tele moderati di buona luminosità per consentire effetti di fuoco controllato (effetto bokeh);
- per solito gli obiettivi grandangolari non hanno bisogno di grande luminosità poiché comportano sempre una maggiore profondità di campo e tempi di otturazione più lenti – com minore rischio di mosso – rispetto a focali più lunghe;
- la luminosità di un obiettivo si ottiene dividendo la lunghezza focale per diametro della lente frontale;
- ad esempio, con una lunghezza focale di 100mm e una lente frontale di 50 mm di diametro, la luminosità è f/2 (100 : 50). Con la stessa apertura effettiva e una lunghezza focale di 200mm, la luminosità dell’obiettivo sarebbe f/4; un 400mm sarebbe f/8, ecc.
- In pratica, la luminosità è determinata, dall’apertura relativa del sistema di lenti, che a sua volta è dovuta alla sua complessità.
- Solo nel caso degli obiettivi normali essa coincide con l’apertura effettiva;
- nei grandangolari retrofocus sono presenti elementi lenti che riducono l’apertura effettiva.
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Negli apparecchi reflex monoculari, le ottiche grandangolari, se fossero a schema simmetrico non potrebbero essere montate, poiché la parte posteriore intercetterebbe il movimento dello specchio. Ad esempio, un 28 mm, avendo il centro nodale a circa 28mm dall’innesto delle ottiche, non lascerebbe spazio allo specchio. Con un 20mm o un 15 il problema sarebbe ancora più accentuato.
Il problema viene risolto con uno schema ottico (detto a teleobiettivo invertito) che consente una distanza tra il centro e il piano focale maggiore della lunghezza focale.
Va detto che la complessità di questi schemi provoca un aumento del numero delle lenti e una qualità ottica generalmente non all’altezza dei più semplici obiettivi simmetrici. Oggi questo problema è risolto dagli apparecchi detti mirrorless (senza specchio), le cui ottiche sono a schema simmetrico.
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- in altri casi, il diaframma, con la sua apertura massima ha il compito di ridurre l’apertura effettiva, al fine di minimizzare alcune aberrazioni ottiche, ecc.
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